L'esaltante scomposizione del visibile
Andrea D
Ci sono processi narrativi accelerati, allusivi, che colgono la sostanza della realtà per successivi colpi d'occhio, grandemente efficaci per menti veloci; ci sono processi narrativi rallentati, analitici, predisposti per intelligenze posate e contemplative, le intelligenze mature di chi ha avuto molte esperienze, di chi ha visto tutto eppure continua a guardare per trovare continuamente il nuovo nel già visto. E' questo certamente il procedimento più difficile e quindi il meno frequente, eppure è l'unico procedimento che può rivelare compiutamente la prodigiosa forza di invenzione di Emilio Crotti, la sua ricerca continua nella scomposizione materica e cromatica della figurazione. Mi riferisco, in particolare, ad un processo narrativo o narrativo e saggistico, come esempio di visione e riflessione sulla visione sovrapposta. Il film non procede, è un semplice accostamento di fotogrammi che sembrano più eludere che comporre una storia, ma poi allontaniamo lo sguardo e tutta la storia si svolge dentro di noi, ci resta dentro, come fosse nostra. Allora avvertiamo quanto rara e preziosa sia questa attitudine, propria di Crotti, a osservare lentamente le cose, a soffermarci, a meditare oltre ogni ragionevolezza, a ragionare sul già visto per capirlo meglio. Al talentuoso ed inconfondibile artista nativo di Luzzara piace cimentarsi in imprese laboriose, non vuol riprodursi, ripetersi, star quieto, pur avendo un'idea molto coerente, nelle infinite variabili, della immagine. Non ha ne un modulo ne una sigla: ha come pochi altri, uno stile molto vincolato al disegno, con un cromatismo esaltante e moltiplicato. Egli esprime una energia in continua espansione che non si può stabilire entro nessun confine prefigurato. Il colore dei fauves, la memoria di Kirchner, la composizione a incastro in una fortissima e perfettamente coordinata sintesi, sonoi caratteri castitutivi delle immagini di Crotti, facilmente disponibili a farsi arazzi e meglio ancora, per una singolare convergenza estetica, vetrate. Grandi vetrate policrome animate da una luce artificiale che sembra illuminare dall'interno, per uno splendore non di materia ma d'intarsio, dove l'ordine è dato dal rapporto tra gli elementi della composizione. Di fronte a un'opera di Crotti sentiamo che il nostro occhio non si ferma, non è trattenuto, che nessuna pietrificazione trasforma la sostanza della carne, o del vestito, che la certezza della totalità è sempre rimandata. Occorre attendere il fotogramma successivo, che non potrà mutare il soggetto. Lo sguardo è passante, l'oggetto è stabile. Nel passaggio dal soggetto all'oggetto e nell'attribuzione del movimento dall'uno all'altro si può qualificare l'esperienza neoimpressionistica di Crotti con scoperte puntate in zona divisionistica. In realtà, questo artista, che ammette una, se pur lieve, mobilità del mondo, potrebbe soffermarsi infinite volte su una stessa porzione del corpo, o su uno stesso oggetto, per studiarne le variazioni al variare della luce, così come Monet di fronte alla cattedrale di Rouen. Non è fino in fondo ciò che lo interessa ma è pur sempre uno dei suoi modi ipersensibili di vedere. Per questo l'esperienza di Crotti, oltre che non metafisica, è anche anti idealistica, tendendo a ridurre la funzione del soggetto a una registrazione dell'essenza e delle qualità dell'oggetto. Si tratta cioè di una attitudine empirica , sostanzialmente passiva e conseguentemente contemplativa. Ma non basta: questo riguarda , per così dire, l'assetto dello sguardo, le sue dotazioni, il suo rapporto con il pensiero e del pensiero con la realtà che lo circonda. Ma l'obiettivo estetico di Crotti è più complesso. Egli punta a schiacciare il limite che separa la figurazione dall'astrazione, la riproduzione del reale dalla sua riduzione a forma delle idee. Così la sua ricerca, nelle meditazioni più assolute e nei più intensi approfondimenti dello sguardo, si fa idea della forma. Quello di Emilio Crotti è un viaggio nelle forme, alla continua ricerca di origini perdute, attestate soltanto dai progressi e diversi stati psicologici. Non gli importa la velocità, non deve vedere tutto il mondo. Stando fermo vede tutto di una cosa. E alla vita delle forme, nell'infinito variare del tempo, non occorre altro.
06/09/2007